domenica 13 febbraio 2022

I cuccioli Corgi nascono tutti con parto cesareo? di Gianandrea Fasan

 Qualche giorno fa mi è stata posta una domanda alla quale apparentemente sembrerebbe facile rispondere ma che in realtà, dietro a quello che potrebbe essere un semplice “sì” o “no”, nasconde la necessità di un approfondimento che si apra su più fronti, da quello prettamente genetico a quello etico, comprendendo usi, costumi, necessità degli uni (cani) e degli altri (allevatori o comunque coloro che decidono di produrre una cucciolata).

Si tratta di aspetti consequenziali, come quando al supermercato togliamo dalla pila il barattolo di fagioli sbagliato e crolla tutto o magari, osservandola dal lato positivo, quando la boccia da bowling colpisce un birillo che a sua volta ne abbatte altri diventando elemento fondamentale per effettuare uno strike, raggiungere l’obiettivo. Qualcuno lo chiama effetto domino, aspetto al quale non ci si può sottrarre se si cerca di essere sufficientemente esaurienti nel caso di alcune risposte.

La domanda in questione, questo cavallo di Troia al quale devo il mancato godimento di una domenica d’inverno che regala un pieno di sole, è semplice e diretta: “E’ vero che le femmine Corgi non partoriscono spontaneamente?”

Sì, cioè, no! Anzi no, però sì. Cerco di spiegarmi meglio.

Quando mi affacciai al mondo dei Corgi, a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, mi venne subito segnalata la presenza in “alcune” linee di sangue di una certa predisposizione all’inerzia uterina. In altre parole femmine con uteri poco tonici, le cui contrazioni non avevano forza sufficiente a spingere i cuccioli attraverso il canale di parto. Questo accadeva nonostante tutte le alchimie ormonali funzionassero perfettamente. Erano anni in cui i parti cesarei non erano cosa comune e non potevano esserlo: non esistevano infatti anestesie in grado di consentire di operare con tranquillità sulla madre garantendo la sopravvivenza dei piccoli. Era un lotta contro il tempo che si consumava tra abilità del Vet e gocce di anestesia inoculate progressivamente alla madre mentre si estraevano e rianimavano i cuccioli il più velocemente possibile, per evitare che la quantità di anestetico assorbita diventasse per loro letale. Era quindi fondamentale per gli allevatori selezionare soggetti provenienti da quelle linee di sangue le cui femmine partorivano naturalmente, perché questa è una capacità che i genitori trasmettono alla prole all’interno del loro patrimonio genetico. E, se non ci pensavano loro, spesso ci pensava Madre Natura, riducendo drasticamente, o azzerando del tutto, le nascite dei portatori di questo come di altri problemi che si trasmettono geneticamente.

Ben presto però, grazie all’evoluzione scientifica, le nostre conoscenze in campo di anestesie hanno regalato tempo e garanzie di sicurezza a questo tipo di interventi che sono ovviamente aumentati progressivamente in maniera esponenziale. Esistono infatti diverse condizioni nelle quali si viene a trovare chi produce una cucciolata che possono spingere a optare per un “sicuro” parto cesareo, non tutte opportune, altre inevitabili, ma che cercheremo comunque di analizzare, pur consci del fatto che ci stiamo pericolosamente avvicinando alla famosa pila di barattoli di fagioli del supermercato. Il primo esito seguente l’incremento della pratica del parto cesareo nella nostra razza fu anche quello più ovvio, ossia l’aumento numerico dei soggetti prodotti da femmine che soffrivano di inerzia uterina e quindi anche di fattrici che un tempo sarebbero, ben presto, state escluse dalla riproduzione e che in questo caso potevano tranquillamente avere una vita riproduttiva normale.

Il secondo, più subdolo, anch’esso a trasmissione genetica, si è affacciato qualche tempo dopo e si tratta della distocia neonatale. Un evento in natura raro ma possibile, la cui diffusione Madre Natura controlla nel modo più drastico, provocando cioè la morte del cucciolo e spesso anche della madre. In altre parole si tratta di bellissimi cuccioli semplicemente troppo grossi per riuscire a superare il canale di parto e nascere spontaneamente, anche a fronte di contrazioni apprezzabili. L’aspetto che le fa guadagnare il titolo poco ambito di “subdolo” consiste nel fatto che questi bellissimi cuccioli nati enormi nel corso della crescita non mantengono le stesse gigantesche proporzioni ma progressivamente, nell’arco di pochi mesi, rientrano nella totale normalità, alcuni addirittura da adulti risultano più piccoli della media. A due mesi già sembrano dei normali cuccioli ben strutturati. E qui la pila dei barattoli di fagioli traballa...perché si entra nel territorio di chi ha visto e fatto nascere il cucciolo, che troppo spesso non è in malafede ma semplicemente ignora che cosa gli è capitato. Ho visto veramente decine di foto nei social di persone che presentavano con orgoglio il cucciolo-bomba da 440 grammi, un po’ come accadeva un tempo con i bimbi che nascevano di 5 o 6 chili. Mi si perdoni, non riesco a definirli allevatori, per quanto a volte anche titolari di affisso, ma privi di quelle conoscenze che trovo essere un bagaglio imprescindibile dalla figura dell’allevatore. Ma qui il barattolo di fagioli è caduto nella pila a fianco che traballa a sua volta. Fortunatamente si tratta di un articolo diverso e noi oggi ci atteniamo al reparto fagioli. Va detto, a onor del vero, che il Corgi non è razza facile in questo senso, ovvero anche senza parlare di distocia i cuccioli alla nascita sono già sufficientemente grossi rispetto alla madre in confronto a quanto accade in molte altre razze. Non si tratta di problemi insormontabili se si presentano con una fattrice che ha buone contrazioni e se il soggetto è assistito da persona capace e con esperienza ma diventano un dramma e si traducono spesso nella perdita totale o quasi della cucciolata se chi assiste lo fa superficialmente o addirittura non c’è. Sembra assurdo, ma per molte persone oggi diventa inaccettabile dover acquisire pratiche che richiedono applicazione, tempo e molta fatica, pratiche che non hanno giorni fissi né orari e richiedono solo costanza e dedizione totale quando serve. Molto più pratico elidere il tutto con un cesareo programmato. Oggi come oggi i veterinari sono preparatissimi relativamente ai cesarei, si sta praticamente al sicuro e soprattutto comodi. Si tratta solo di perdere 90 minuti dal veterinario su appuntamento. 

Faccio un breve excursus per puntellare, chiedo scusa, la pila a fianco perché ne ha bisogno. Non si tratta sempre e solo di inettitudine o inattitudine di chi decide di far nascere dei cuccioli, spesso esistono anche fattori che non risiedono per forza nella poca coscienza e buona voglia delle persone coinvolte ma sono oggettivamente rilevabili e giocano un ruolo tanto importante quanto plausibile nell’operare una scelta come quella del cesareo programmato. Al giorno d’oggi un servizio di monta, ovvero l’acquisto del seme di un soggetto costa attorno ai 2000 euro, ai quali si devono aggiungere i soldi per i test del progesterone (per determinare il momento giusto per l’accoppiamento), il viaggio, il soggiorno e l’inseminazione artificiale presso un Vet locale (ben 350 euro in Germania…. sigh!!!!) oppure 450/600 per una spedizione se si usa seme refrigerato. Ai quali ovviamente va aggiunto l’onorario del Vet che in Italia lo ricostituisce ed esegue la fecondazione. Morale della favola si parla di cifre che si aggirano attorno ai 3000 euro. Ma non esistono solo fattori economici a far definire un reale piccolo tesoro quello che porta in grembo una fattrice, se fosse questo il problema potremmo semplicemente dire che non è obbligatorio dover guadagnare dei soldi producendo una cucciolata. Infatti anche chi affronta queste spese spinto dai più nobili sentimenti di selezione, chi ha studiato l’accoppiamento e si aspetta di poter veder nascere dei cuccioli da poter inserire nel proprio programma allevatoriale guarda a questa cucciolata come a un vero e proprio tesoro da preservare il più possibile nella propria integrità. Ed ecco servito sul piatto un altro motivo che può logicamente spingere verso scelte come il cesareo programmato.

E’ chiaro che il rischio di perdere dei cuccioli anche di fronte a una femmina che soffre di inerzia uterina o che ha un qualsiasi problema durante il parto è direttamente proporzionale alla propria imperizia, perché sono comunque situazioni che, opportunamente seguite, si risolvono con un cesareo urgente e quasi mai comportano la perdita di un cucciolo. Formarsi in questo senso come già detto richiede però forte amore, studio, dedizione incondizionata e costante. Risulta più facile a tanti pagare il conto del Vet e alzare un pochino il prezzo del cucciolo.

E’ ovvio che dovrebbe essere l’etica allevatoriale a spingerci clamorosamente in una unica e diversa direzione, perché privare una specie della capacità di riprodursi autonomamente è aberrante, significa condannarla all’estinzione senza un aiuto esterno. Ma da questo punto di vista va detto che la nostra razza non è tra le più dannate, perché ancora esistono, anche se sempre più limitate nel numero, linee di sangue le cui femmine sanno partorire naturalmente mentre invece vi sono moltissime altre razze ormai a non essere neppure più in grado di riprodursi, non solo di partorire. Popolazioni intere di femmine atoniche, di cuccioli con i crani talmente esagerati o così grandi da non riuscire a passare tra le ossa pelviche e maschi privi di libido. Già, perché oggi non si usa neanche più tanto l’accoppiamento naturale. Certo, è fondamentale per la salute di madre, padre e futuri cuccioli, a volte anche per la nostra, quando si tratta magari di patologie che si trasmettono per contatto sessuale e che colpiscono anche noi, come la brucellosi. Però anche in questo caso basterebbe che tutti ci accertassimo delle capacità dei nostri soggetti di riprodursi per via naturale con una femmina di casa prima di offrirlo ad altri in servizio di monta. Ma anche qui c’è fatica, perché i cani vanno aiutati, occorre sapere come si fa e ci si spacca letteralmente la schiena. E qui l’effetto domino rischia di scapparmi di mano. E, prima che l’impiegato del supermercato mi identifichi come colpevole, sarà bene che mi allontani.