martedì 13 ottobre 2015

Anjia finalmente mamma e felice!

Cosa c’è di più bello che amare moltissimo il proprio peloso e vederlo mettere al mondo i suoi piccoli… con Anjia ormai pensavo non sarebbe più accaduto e sarebbe stato un vero peccato perché l’attitudine materna che più volte aveva dimostrato nei confronti di cuccioli di altre mamme era stata davvero impressionante.

Anjia è stata la mia prima Welsh Corgi Cardigan e avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. E’ arrivata da noi all’età di nove mesi e pur essendo una corgina sensibile, equilibrata e ben socializzata probabilmente è stata poco “toccata” in età neonatale facendole sviluppare una lieve fobia per qualsiasi approccio troppo ravvicinato. Si fa coccolare e si fa prendere in braccio irrigidendosi un po’ ma alcune parti del suo corpo sono tabù: se le tocchi le zampe si ritrae e scappa via. Asciugarla dopo le uscite con la pioggia è una tragedia… la pancia se la lascia toccare con un minimo di tolleranza ma quando cerchi di asciugarle le zampe si divincola come se fosse posseduta!
Le unghie non è stato mai possibile tagliarle, per fortuna fa molto movimento e in questo modo riesce a consumarle ma se avesse una reale necessità di toelettatura dovrei farlo in anestesia! Lo stesso vale per la spazzola… potrebbe morire di disperazione se tentassi di spazzolarla per più di cinque secondi, il tempo necessario a divincolarsi e scappare a zampe levate. 

 La cosa che fa tenerezza, in questi momenti, è vedere chiaramente il panico nei suoi occhi e nonostante questa paura incontrollabile non ha mai avuto nei nostri confronti un atto di rivolta violenta come ad esempio morderci. Mai… 

Alla luce di queste sue problematiche anche l’accoppiamento sapevamo sarebbe stato difficoltoso, per lei i preliminari possono andare ma quando il contatto prevedrebbe qualcosa di più, scappa senza possibilità alcuna. 


 Difficoltà logistiche a parte la mia dolce ragazza ha delle belle caratteristiche morfologiche e per lei volevo un compagno che fissasse le sue qualità e implementasse possibilmente le sue carenze. Sono riuscita con molta fatica e grazie all’aiuto sincero di una cara amica, titolare di uno dei più importanti e di lunga data allevamenti di Welsh Corgi Cardigan degli Stati Uniti ad avere il seme del suo bellissimo Rocky… un “ragazzo” che solo per scrivere i suoi titoli non basterebbero due righe di un foglio. Insomma... Bellissimo!!! Nero e bianco e con un carattere aperto e gioviale… 

 L’inseminazione è stata fatta da un veterinario che personalmente considero il guru nel campo della riproduzione canina e per fare stare tranquilla Anjia l’abbiamo sedata in modo che potesse rilassarsi senza nessuna forma di panico. 

Mi sono chiesta più volte se fosse valsa la pena investire così tante energie e risorse anche economiche in un’impresa così ardua e sottoporre Anjia a stress per lei intensi anche se del tutto irrilevanti per qualsiasi peloso diverso da lei. Non ho trovato risposte fino al momento in cui ho visto i suoi piccoli… due splendidi cuccioli, bellissimi e dolcissimi. E vedere lei che abitualmente si muove con un’energia incontenibile, camminare in punta di zampine per non calpestare i suoi piccoli e
accorrere al loro minimo gemito mi ha dato la serenità e la certezza di aver fatto una cosa giusta anche se contro natura come qualcuno potrebbe obiettare. Normalmente cerchiamo di non interferire con le leggi naturali e la maternità è una di quelle. Ma nel caso di Anjia, che dire, il suo modo di guardare i cuccioli e la sua sensibilità nell’avvicinarli che contrasta con la sua innata incontenibile esuberanza ci hanno fatto capire che è una mamma bravissima ma soprattutto felice…

Welsh Corgi Pembroke: I piccoli di Emma... ma anche di Giangi e Chicca

In uno di quei caldissimi giorni di Luglio in cui si faticava a vivere, figuriamoci a nascere… Emma ha deciso di mettere al mondo i suoi piccoli.
La gravidanza, caldo a parte, era andata bene non fosse per il pancione immenso che verso gli ultimi giorni faticava davvero a portarlo appresso.
Emma è una nostra corgina Pembroke ma che da diversi mesi, ormai, vive felicemente con il peloso Ergo, la sua bipede Marta e zia Sara. La attendevamo, però, per il lieto evento nella sua vecchia casa che ben conosceva.
Decidemmo di andare a prenderla una decina di giorni prima della data presunta del parto proprio perché avesse modo di riprendere confidenza con la nostra casa e i suoi vecchi amici a quattro zampe.
Ma appena arrivata è sembrata subito apatica e distaccata e se non fosse per il fatto che ben ci conosceva avremmo pensato che era triste per aver lasciato quella che ora era a tutti gli effetti la sua nuova famiglia. Mai come in questi momenti non poterli confortare con parole del tipo “non sarà per sempre, tornerai dalla tua famiglia, stai tranquilla” è davvero frustrante e si può solo dimostrare loro affetto e sicurezza con azioni pratiche. Ma questa sorta di apatia o distacco è proseguito anche nel momento in cui ha deciso che dovevano nascere i piccoli e questo ha indotto un parto davvero difficile. I cuccioli erano sicuramente molti… lei è una corgina di taglia grande e il suo pancione era comunque spropositato!!! Eravamo preoccupati ma fiduciosi; questo era il suo secondo parto, il primo era stato perfettamente nella norma e anche in quel caso i bimbi non erano pochi ma con l’innata tranquillità che guida le future mamme nel momento del parto aveva messo al mondo sette bellissimi piccoli.
Con estrema fatica e senza la minima collaborazione di Emma riuscimmo a far nascere il primo piccolo… ciccione, sano, maschietto! Da lì in poi il nulla… decidemmo allora di allertare il nostro vet e nel giro di un paio d’ore, sabato ora di pranzo, eravamo nel suo ambulatorio per far nascere questi piccoli in difficoltà…
Il vet e la sua assistente si presero cura di Emma e Giangi rimase con lei finché l’effetto dell’anestesia non le fece chiudere gli occhi (in questo modo si addormenterà tranquilla con il pensiero che noi siamo lì, vicino a lei e vicino a lei ci troverà quando si sveglierà…) Da quel momento in poi seguirono un paio d’ore frenetiche in cui il medico era alle prese con Emma e noi con i cuccioli che velocemente uno dopo l’altro ci venivano affidati affinché li potessimo asciugare e riscaldare. Siamo abituati al caos del parto e ai tempi stretti in cui agire per riuscire a far stare bene tutti i piccoli, solitamente però durante un parto naturale, tra un cucciolo e l’altro abbiamo tutto il tempo di accudirli per bene ed essere pronti per accogliere il successivo nascituro.
Con i parti cesarei è sempre tutto più veloce e il tempo a disposizione è davvero poco e prezioso… il vet deve pensare all’intervento che sta eseguendo e noi concordiamo sempre di poter assistere al parto e prenderci cura dei piccoli in modo da lasciarlo libero di dedicarsi completamente alla mamma e non dover agire in fretta con il pensiero dei cuccioli.
Con poca sorpresa da parte nostra, perché avevamo capito che ne aveva un bel po’, nacquero nove cuccioli che sommati a quello nato a casa erano in totale dieci!!! Dieci piccoli ciccioni che mai e poi mai, Emma, sarebbe riuscita a far nascere da sola… La gioia che ci pervade sempre al momento della nascita, questa volta, lasciò spazio molto presto alla preoccupazione perché nel tentativo di rianimarli, quando nascono con parto cesareo assorbono inevitabilmente una piccola parte dell’anestesia destinata alla madre, tre di loro non ce l’hanno fatta.
Tornammo a casa stanchi, con il nostro fagottino di cuccioli ed Emma, stremata e ancora intontita dall’anestesia. In quel momento la nostra preoccupazione era presentare i piccoli alla mamma appena possibile.
In questi momenti, messa alle spalle la fatica del parto e tutto quello che si porta dietro cesareo o naturale che sia si è impazienti di vedere i piccoli beatamente appagati accanto alla loro mamma che succhiano le prime gocce di latte (colostro nelle prime ore). 
Ma questa volta, e posso affermare con certezza è stata la prima in molti anni, non è andata così… la neomamma ha proseguito con l’apatia che l’ha contraddistinta fin da quando è arrivata, era completamente disinteressata ai cuccioli e di colostro e latte… nemmeno l’ombra. In quel momento iniziammo a essere davvero disperati… i cuccioli erano sette e affamati! Senza perderci d’animo intervenimmo con poppate di latte artificiale ogni due ore nella certezza che nel giro di poche ore tutto si sarebbe aggiustato… poi la “certezza delle poche ore” si tramutò nella “speranza di qualche giorno” considerando che il cesareo subìto e gli antibiotici somministrati a volte sono un deterrente per la produzione del latte. In tutto questo Emma non aiutò perché dei piccoli sembrava non importarle davvero nulla. E poiché al peggio non c’è mai fine dopo qualche giorno ci rendemmo conto tristemente che il latte non sarebbe mai arrivato e che avremmo dovuto proseguire con l’allattamento artificiale fino allo svezzamento! Questo pensiero mi fece sentire lievemente disperata perché per quanto ami i mei cani e i loro piccoli questo impegno sarebbe stato davvero pesante ed estenuante. Inoltre non aver preso il colostro della mamma li avrebbe esposti con estrema facilità e in maniera letale anche al più stupido dei batteri. E così avvenne… nei giorni a seguire uno dopo l’altro cinque dei sette piccoli rimasti ci lasciarono con inevitabile agonia. 
 Chi non l’ha vissuto forse faticherà a capire il sentimento che si prova in questi casi. Li allatti ogni due ore, inizi a conoscerli velocemente perché doverli “maneggiare” così spesso ti obbliga e consente di guardarli con attenzione e iniziare fin da subito l’osservazione dei minimi particolari sia morfologici che caratteriali. Vivi con soddisfazione ogni poppata perché nutrire questi piccoli ti fa sentire di aver fatto qualcosa di buono e di grande, un altro piccolo passo per loro verso la vita… e poi invece la vita inizia lentamente ma inesorabilmente a spegnersi in ognuno di loro uno dopo l’altro. Sono stati giorni terribili, una corsa contro il tempo e tra i tentativi di somministrare qualsiasi cosa pur di cercare di salvarli c’era sempre un cucciolo piangente già incamminato nel ponte dell’arcobaleno per diventare un piccolo angelo.
Da questo tristissimo inizio si sono salvati due maschietti dolcissimi… ora hanno 30 giorni e possiamo respirare senza paura, continuiamo ad allattarli e da qualche giorno hanno anche iniziato lo svezzamento.
Ci conosciamo benissimo a vicenda e la cosa buffa è che riconoscono me o Giangi per il modo differente che abbiamo di allattarli. Da pochi giorni hanno aperto gli occhi, un po’ più tardi rispetto alla norma ma purtroppo non c’era la mamma che leccandoli asportava la patina protettiva con la quale nascono e permettere in questo modo agli occhietti di aprirsi. Emma sta con loro, anche se probabilmente se ne sarebbe andata più che volentieri, li accudisce lo stretto indispensabile una leccata a caso un paio di volte al giorno ma a loro sembra bastare per avere il senso della “mamma”. 
Noi ci siamo rilassati, il peggio è andato e la loro strada può solo essere in salita. Ora iniziano a scoprire il mondo e sembra abbiano addosso così tanta curiosità anche per i fratellini che non ci sono più, sono socievolissimi con chiunque gli si avvicini umani o pelosi che siano, probabilmente dovuto al fatto che sono stati accuditi da noi fin dalle loro prime ore di vita e non esclusivamente dalla mamma.
Chissà chi ricorderanno come loro mamma… Emma, Chicca o Giangi… rido e penso che giusto per essere in linea con le tendenze moderne con questi piccoli siamo stati un perfetto esempio di “famiglia allargata”.
Mai come in questo caso mi sento di poter dire: benvenuti al mondo piccoli! … e buona vita!!!