martedì 24 marzo 2020

Il Corgi Nasce dalla Spalla


 Ai tempi dei miei esordi nel mondo della cinofilia, la conoscenza della stessa era caratterizzata da un numero limitatissimo di pubblicazioni in materia e da una ampia diffusione di dogmi che gli allevatori del tempo dispensavano ai loro giovani aiutanti, in terra d’Albione conosciuti come kennel-boy. Assiomi che spesso giungevano alle orecchie come fini a se stessi, privi di spiegazione alcuna o quasi e di cui soltanto il tempo o le conoscenze aggiunte avrebbero dimostrato la veridicità o la infondatezza. Quindi la paternità della voce che, di volta in volta, sentenziava relativamente a qualcosa era quantomai importante, poiché spesso questi dogmi urtavano la logica del bipede, altre volte invece sembravano giustificabili quanto la premonizione di una sibilla o ancora, trovarne solo come puro sfoggio di boria e competenza oltre ogni limite. Come quando sentivo affermare “io scelgo i soggetti migliori di una cucciolata appena nati”, frase che pare una affermazione esagerata ma che si comprende bene con l’esperienza diretta e una osservazione consapevole: i cuccioli appena nati infatti non sono ancora ricoperti degli strati di grasso che ben presto il latte materno giustamente regala loro rendendoli certamente tondi e puffolosi, ma nascondendo anche la struttura ossea che invece, a cucciolo appena nato, risulta ancora sensibile all’occhio. Naturalmente tutto questo va condito da una preparazione in campo cinotecnico, perché un conto è vedere, altro è saper interpretare ciò che si vede.  

Sicché rimasi profondamente colpito il giorno in cui una della mie “Ladies”, la più tecnica tra le mie Maestre inglesi sentenziò: “Il Corgi nasce dalla spalla”.
Ora era chiaro che non si riferisse propriamente al metodo secondo il quale i cuccioli vengono al mondo, quanto al fatto che la spalla fosse la chiave attraverso la quale si sviluppava o meno un buon cane. Ciononostante, ammetto, se non fosse stata pronunciata da Miss Mae Moore non vi avrei dedicato tutta l’attenzione invece necessaria per comprendere quanto questa affermazione corrisponda a verità assoluta.
Per comprendere il motivo per cui una spalla corretta sia la condizione senza la quale non si realizza un buon Corgi occorre anzitutto rivolgere la nostra attenzione al movimento del cane, al modo cioè attraverso il quale lo stesso si sposta nello spazio che lo circonda. Cosa spinge avanti un cane in movimento, quali zampe usa un cane per trasferire la sua forza muscolare al suolo affinché si trasformi in energia cinetica? Stupirà, perché in cinofilia sentiamo tutti parlare di posteriori che spingono bene o spingono poco, ma il cane è come molte automobili, a trazione anteriore.
Per comprendere bene però la sostanza del suo movimento dovremmo rifarci idealmente ad una barca dove esistono quattro remi che lavorano indipendentemente fornendo tutti una potenziale spinta, ma con vettori differenti. Come ben sanno i vogatori veneziani della regata storica, quelli che volano sui gondolini a coppie, per far andare avanti una barca con i remi spaiati l’unico modo è che chi sta a prua, anteriormente, “tiri” ovverosia mangi acqua a tutta forza e che il secondo invece dedichi i suoi colpi di remo a compensare la forza della trazione per direzionare il mezzo. Questo accade esattamente anche nel cane e, almeno in questo, il nostro piccolo amico a zampa corta non si discosta dai suoi simili. Quindi, quando si vede un posteriore che pare posare leggermente, o che ondeggia a destra e sinistra il difetto non andrà per forza cercato nel treno posteriore, perché sicuramente dipende anche da una spalla non corretta, la quale propone una trazione poco consona e impone al posteriore correzioni al di fuori della norma. Correzioni che costano in termini di energia e non producono moto, così come il movimento non corretto di una spalla. E’ chiaro a tutti quanto importante sia la facilità di movimento in un soggetto da lavoro quale il Corgi, quanto fondamentale sia la possibilità o meno di ottimizzare il rapporto sforzo/spazio coperto. Un cane che disperde energie si stanca prima e di conseguenza lavora meno.
Le ossa principali da osservare quando dobbiamo valutare correttamente un anteriore nel suo movimento e struttura sono la scapola anzitutto, il suo angolo di incidenza rispetto al suolo e quello rispetto all’omero, relativamente al quale ne va valutata anche la lunghezza, che deve essere simile in entrambi. L’osso della scapola scende verso la punta del petto abbracciando il torace con un angolo di circa 45 gradi rispetto al suolo, l’arto poi si ripiega verso dietro grazie all’omero con un angolo retto, di 90°. In questo assunto stanno racchiuse le prime due fondamentali differenze tra i Corgi e le altre razze canine, che presentano infatti un omero normalmente più lungo della scapola e un angolo di incidenza aperto, ben oltre i 90°. Di qui la difficoltà di riuscire ad inquadrare ad occhio la struttura di un soggetto da parte di chi, esperti giudici in primis, non hanno una più che ortodossa conoscenza della razza. Problema che per i medesimi motivi si trasferisce nell’allevamento. Poiché infatti neofiti e persone meno preparate tendono a valutare l’arto anteriore nella sua totalità, spesso accade di vedere soggetti che presentano un anteriore all’apparenza normale ma che in realtà è la somma esatta ottenuta con addendi sbagliati. Ed è così che omeri molto corti vengono spesso compensati da spalle con angoli aperti, restituendo quindi solo in apparenza la giusta struttura, ma essendo in realtà frutto di una totalità di errori che poi vengono trasferiti alla progenie. Ma per quale motivo è così importante questa particolare struttura per un Corgi? Perché il nostro amico a gamba corta sfrutta tutta una serie di “trucchi”, unici nel panorama cinofilo, per compensare la limitata lunghezza totale del suo arto e in realtà la qualità del suo movimento è data da tutta una serie di assetti strutturali che non possono assolutamente mancare, pena la trasformazione del nostro capace e ficcante amico dal movimento radente e veloce in un barilotto che ondeggia a destra e sinistra mente avanza a fatica a piccoli passi.
Il primo e più importante tra tutti consiste nello slittare in avanti la scapola durante la falcata, seguito dall’estensione dell’angolo scapolo-omerale. Questo in buona sostanza consente al nostro amico di estendere il proprio arto anteriormente, guadagnando terreno come se avesse una gamba di diversi centimetri più lunga. Azione che sposterebbe esageratamente il baricentro del nostro amico sino a farlo cadere se, come le altre razze canine, il Corgi muovesse mantenendo gli arti anteriori paralleli, cosa che non accade. Se infatti lo osserviamo mentre ci viene incontro, ci accorgiamo facilmente che il piede poggia a terra quasi centralmente, una volta che l’intero arto è passato agevolmente al di sotto del petto, favorito dagli angoli inizialmente chiusi. Esattamente lo stesso movimento che compiono i nuotatori di crawl, quando spingono anteriormente la spalla per andare a “prendere” l’acqua il più distante possibile. E’ evidente che per esercitare questa quantità di allungamenti il Corgi necessita di una struttura muscolare che la giustifichi, così come dei legamenti particolarmente lunghi, in grado di reggere e accompagnare l’intero movimento. Ecco perché si raccomanda sempre estrema attenzione durante le fasi di crescita, periodo della vita del cane in cui tutto in lui è particolarmente “molle” e, soprattutto, ecco perché far indossare la pettorina a un Corgi è una dannosa tortura, con esiti davvero fastidiosi per ossa, legamenti e soprattutto giunture, che vengono oltremodo sollecitate e si usurano molto più in fretta, originando dolorose patologie. Infatti, anche quando non impediscono del tutto lo slittamento anteriore della spalla, come nel caso di alcune pettorine ad H o Y, incidono sulla posizione dell’arto andando ad occupare attorno al torace lo spazio che invece dovrebbe ricevere il gomito quando l’arto ritorna indietro. Come conseguenza il gomito viene ruotato esternamente, con un movimento che parte dalla punta della scapola e porta in torsione le ossa che interessano l’intero arto. A questo punto non si può più parlare di punti deboli di una morfologia, ma di corretta gestione e conoscenza del proprio cane. Chiunque credo nella vita ha dovuto indossare un paio di scarpe scomode, che creavano dolore in un punto durante la camminata e si sarà accorto di quanto presto, se costretto a camminare, insorgevano dolori in tutt’altre parti dell’arto, spesso addirittura in quello opposto. Lo stesso accade quando per un motivo o per l’altro, un torcicollo, il colpo della strega o una qualsiasi zoppìa, noi ci muoviamo in maniera non corretta. Presto insorgono dolori muscolari e articolari dovuti ai movimenti inopportuni che si compiono per compensare il problema.
Il movimento di allungo dell’arto anteriormente nel Corgi è talmente marcato e importante che non può in alcun modo venire soffocato, sicuramente non con pettorine e strumenti sbagliati, ma anche con accumuli di grasso, che hanno il medesimo effetto sull’andatura, poiché vanno a occupare anch’essi luoghi “sbagliati”, quelli cioè interessati dal movimento dell’arto. E poiché i principali accumuli di grasso, le “maniglie dell’amore” per un cane non stanno come noi sulla panza, ma si trovano giusto dietro le spalle, ne consegue che dobbiamo prestare una particolare attenzione a mantenere il nostro beniamino in buona forma fisica.