Non
è facile descrivere gli animali che si amano perché si rischia, visto il
coinvolgimento affettivo, di formulare un puro elenco di qualità e aggettivi
positivi, allo stesso modo di quando si parla dei propri figli.
Potrei
quindi dire che i miei cani sono bellissimi e intelligentissimi e finirla qui!
Ma
voglio provare a descrivere le emozioni e le sensazioni che i miei cani, alcuni
più di altri, trasmettono. Premetto che qualcuno mi è pure un po’ antipatico e
solitamente si tratta di quelli più affezionati a mio marito o ai miei figli,
con i quali magari mi relaziono meno forse perché percepisco che la loro totale
dedizione è rivolta appunto ad altre persone della famiglia. E’ una sorta di
gelosia? Non lo so però sono già fiera delle mie considerazioni, a questo punto
del discorso, perché non sto facendo il tripudio degli aggettivi positivi!
I
miei piccoli amici pelosi sono così diversi tra loro che è impossibile
generalizzare parlando di caratteri o comportamenti. Allevo al fianco di Giangi, mio compagno di
vita, da molti anni e forse è più corretto dire che sono l’aiuto-allevatore
perché le decisioni importanti spettano a lui… la scelta di un cane, gli
accoppiamenti, quale cucciolo dare a chi, ecc… ma ripensandoci anche a me
spettano decisioni importanti su altri fronti dell’allevamento… che detersivo
usare per lavare al meglio le cucce dei cani, la scelta del colore del
guinzaglio da esposizione che deve essere intonata al cane e al vestito
dell’handler… insomma decisioni di grande responsabilità! In ogni caso tutto
ciò ha un suo equilibrio e in questo modo non ci litighiamo le leadreship che
restano separate per le diverse competenze. La cosa buffa è che i nostri cani
riescono a inserirsi perfettamente in queste dinamiche e a riconoscere le
nostre dominanze a seconda delle situazioni e questo avviene perché loro più di
noi sono atti al riconoscimento delle gerarchie e al loro rispetto. Ma sono le peculiarità caratteriali la cosa
bella e divertente del vivere con tanti animali. Così simili e così diversi…
Orsa (nella foto accanto) che quando decide di essere ascoltarla ti si piazza davanti, imperturbabile,
occhi negli occhi, a una distanza di non più di venti centimetri e non si
smuove finché non la “ascolti”. Mawi, soprannominata la circense perché per una
briciola di pane farebbe qualsiasi acrobazia compresa quella di mettersi su due
zampe in attesa del “premio”. Puccio che appena ti fermi in qualsiasi punto o
posizione si stende a terra appoggiando il muso sopra un tuo piede. Anjia, la
più irrequieta, la mattina ha una tale frenesia addosso che mentre percorre il
corridoio per guadagnare l’uscita gira su se stessa compiendo in questo modo
due movimenti terrestri contemporaneamente: la rotazione e la traslazione (non
me ne vogliano gli addetti ai lavori per l’uso scherzoso e improprio di questi
termini). Ozzy vero esempio di cane
parlante che a soli cinque mesi si esprime vocalmente e gestualmente e ti fa
capire perfettamente se ha fame o vuole giocare con qualcosa o qualcuno. Pina
che adora l’acqua e appena arriva un po’ di caldo passa il suo tempo cercando
di sdraiarsi completamente dentro alle ciotole dell’acqua ed è stata naturale
conseguenza l’acquisto di una piscina idonea a lei. India che nulla la ferma! (e
devo dire, in verità, l’avevamo capito quando è nata visto che è venuta al
mondo in condizioni atmosferiche nelle quali
nessun cucciolo sarebbe sopravvissuto) Salta tutti i muretti, i
terrazzini, le finestre (fortuna che abitiamo a piano terra) e qualsiasi
ostacolo le si ponga davanti con la conseguenza che si è già procurata due
ernie.
Difficile
dire se c’è un migliore o un peggiore ma a volte accade che si accenda una
scintilla nel rapporto con un animale, con uno solo tra i molti ai quali vuoi
comunque tantissimo bene, una sensazione forte che ti fa capire che non puoi
farci nulla, che si tratta di quella famosa alchimia per cui si instaurano
nostro malgrado delle sinergie e lo capisci dal primo istante in cui i tuoi
occhi hanno incrociato i suoi e hai sentito nello stomaco un rimescolamento.
Una sorta di riconoscimento ancestrale, come se ci fosse stato un precedente
del quale non abbiamo immediato ricordo ma che a poco a poco si ricompone e
forse è così per chi crede nella reincarnazione e nell’esistenza di vite
passate...
Con
tutti comunque c’è una comune consapevolezza… il loro infinito affetto e per
tutti loro ho una comune certezza, sono tutti speciali… speciali ognuno in modo
diverso.
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