Al tempo in cui
mi accostai per la prima volta al mondo dei lupi mi parlarono di un leader: “il
branco di lupi ha un capo” si diceva, “il branco segue rigide gerarchie!” L'immagine
che quindi si formò nella mia fantasia ricalcava molto il mondo di Akela di
Kipling, che guardava il suo branco dall'alto della rupe e in realtà quello che
poi si trovava scritto nei libri non si discostava molto dalla lettura
cartoonistica che ne avrebbe offerto anche Walt Disney qualche anno dopo.
Poi, negli
anni, aumentò l'interesse da parte degli studiosi e, grazie all'evoluzione
tecnologica che consentiva osservazioni sempre più accurate, unita alla
reintroduzione del lupo in vaste aree del pianeta, ci accorgemmo che le cose
relativamente alla leadership del branco non sempre andavano come avrebbe
voluto il disegno che avevamo in mente di “rigida” gerarchia. Sicché qualcuno
iniziò a dimenticarsi il “rigida”, mentre qualcun altro andava osservando che,
orrore degli orrori, si osservavano branchi che durante gli spostamenti e la
caccia seguivano una femmina! Tutto questo con buona pace dei maschi bipedi,
siano essi pure scienziati, che riescono ad estendere la propria necessità
“machista” a tutte le specie viventi sul pianeta... e non avevano mai messo in
dubbio il tipo di attributi che doveva possedere l'Akela di turno.
Non è stata
però una mediazione di tipo politicheggiante, tesa ad accontentare entrambe le
fazioni (in questo caso, sessi) in campo a fornire la reale risposta a tutto
questo, perché ben presto si capì che in realtà vi era una coppia dominante
all'interno del branco, che si aiutava e intercambiava nel guidare gli altri e
che, soprattutto, si riproduceva.
Ancora una
volta non era la visione più corretta, anche se in questo caso non possiamo
onestamente parlare di estensione di retaggi maschilisti o altro da parte degli
osservatori. Il problema infatti era semplicemente causato dal fatto che i
gruppi che riuscivamo a osservare erano ancora comunque, dopo anni di
persecuzioni, abbattimenti delle prede naturali e impoverimento dell'habitat
naturale da parte dell'uomo, numericamente
esigui,
a differenza di quelli odierni che si sono sviluppati notevolmente grazie
appunto agli anni di lavoro di reintroduzione e tutela negli ambienti naturali
dove ormai si era quasi o del tutto estinto. L'osservazione di questi gruppi
estesi ci ha consentito di studiare in maniera decisamente più approfondita la
complessa socialità del lupo, che ancora oggi non smette di stupirci,
soprattutto per quel che riguarda i rapporti sociali tra i vari elementi che
compongono il branco. Ed è così che anche l'immagine della coppia dominate ha
iniziato a vacillare, per aprirsi verso un concetto nuovo di “gruppo dominante”
che al suo interno ha dei precisi punti di riferimento (i vecchi “capi”) ai
quali spetta l'onere di collettare l'esigenza del gruppo e quindi guidarlo
laddove sia più opportuno.
Che, attenzione, si è osservato , non è sempre ciò
che desiderano fare coloro che, diciamo, “guidano” il gruppo. Insomma, un bel
cambiamento rispetto all'immagine anni 60 del capobranco, stereotipato nella
sua forza predominante e caratteristiche simil-ducesche che guidava la vita dei
gregari grazie alla forza con piglio impositivo e volitivo, pena la
sottomissione tramite lotta. Il capo dei lupi, così come lo si è riuscito a
conoscere oggi è più che altro colui che ha la prima e ultima parola, ma che
nel pronunciarla si attiene a quelle che sono le esigenze del gruppo, che gli vengono
comunicate dagli altri e sancite dal suo gruppo di “fidati” anche di fronte a
nuove situazioni. E' quindi colui il quale ha la capacità di interpretare le
esigenze di tutti e, valutando la situazione, proporre la risposta migliore,
quella cioè che accontenta il branco, che risponde alle esigenze del branco.
Tutto questo ovviamente con il prezioso ausilio della sua cerchia più stretta e
del suo compagno o compagna in primis e naturalmente quando non si parla di
caccia in senso stretto, unico momento in cui inequivocabilmente con sguardi e
movimenti il leader guida il branco a stringere sulla preda. Escludendo questo
ultimo caso, si osserva un comportamento dove nell'80% delle volte il leader
sembra “accontentare” le esigenze del branco, riservandosi il ruolo di primo
assoluto (o primi..) solo nelle situazioni chiave: il momento in cui si accede
al cibo (mangia per primo), quello in cui ci si sposta (cammina davanti a
tutti), i luoghi che occupa (si siede o sdraia su luoghi più elevati rispetto
agli altri e ha una tana tutta sua).
Fermiamoci qui
e mettiamo vicino a queste ultime informazioni e percentuali la nostra
conoscenza, la quale ci dice che il Corgi è la razza che raggiunge l'età
mentale più evoluta, ovvero la più adulta: in altre parole è quasi un lupo
adulto, che conosce le regole del branco dei lupi (non più quelle della
cucciolata del branco) e vi si attiene. Non vi è traccia nella sua mente del
mondo dei cuccioli, non vi sono mamme e fratelli... ci sono altri elementi del
branco con cui relazionarsi.
E ancora,
fermiamoci qui, sull'immagine del lupo che guarda il capo volgendo la testa e
mantenendo il corpo perpendicolare per informarlo che in quella determinata
situazione preferirebbe un'altra soluzione. Fermiamoci qui perché non importa
se a parole non avete capito il movimento, basta solo che pensiate a come si
posiziona e vi guarda il vostro Corgi quando lo richiamate da una situazione
che lo attrae... quando magari non ha voglia di rientrare a casa e preferisce
starsene fuori a girare in giardino. Guardiamo però anche a quell'80% delle
volte in cui il leader “accontenta” i gregari... non assomiglia al ritorno del
vostro cane quando lo chiamate? 8 volte su 10 torna, vero? Magari bisogna
insistere per le altre due, che riguardano sicuramente situazioni importanti
come altri cani con cui giocare o qualche porcheria da raccattare, vero?
E si fionda sui
divani (ricordate i luoghi elevati?) o ci prova, oppure tira al guinzaglio (il
capo non può proprio stare dietro quando si esce in perlustrazione!) oppure fa
il difficile con la pappa, mangiando solo quando voi gli state vicino o solo
dopo che avete aggiunto determinate cose al cibo? Quanti “ahimè sì” vi ho
strappato? Più ne avete trovati, più potete star certi di chi sia tra i vostri
famigliari quello convinto di comandare. Ma in questo caso non serve
preoccuparsi. Come ormai abbiamo capito si tratta di dittatori.... molto
democratici!
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