In uno di quei
caldissimi giorni di Luglio in cui si faticava a vivere, figuriamoci
a nascere… Emma ha deciso di mettere al mondo i suoi piccoli.
La gravidanza, caldo a
parte, era andata bene non fosse per il pancione immenso che verso
gli ultimi giorni faticava davvero a portarlo appresso.
Emma
è una nostra corgina Pembroke ma che da diversi mesi, ormai, vive felicemente
con il peloso Ergo, la sua bipede Marta e zia Sara. La attendevamo,
però, per il lieto evento nella sua vecchia casa che ben conosceva.
Decidemmo di andare a
prenderla una decina di giorni prima della data presunta del parto
proprio perché avesse modo di riprendere confidenza con la nostra
casa e i suoi vecchi amici a quattro zampe.
Ma appena arrivata è
sembrata subito apatica e distaccata e se non fosse per il fatto che
ben ci conosceva avremmo pensato che era triste per aver lasciato
quella che ora era a tutti gli effetti la sua nuova famiglia. Mai
come in questi momenti non poterli confortare con parole del tipo
“non sarà per sempre, tornerai dalla tua famiglia, stai
tranquilla” è davvero frustrante e si può solo dimostrare loro
affetto e sicurezza con azioni pratiche. Ma questa sorta di apatia o
distacco è proseguito anche nel momento in cui ha deciso che
dovevano nascere i piccoli e questo ha indotto un parto davvero
difficile. I cuccioli erano sicuramente molti… lei è una corgina
di taglia grande e il suo pancione era comunque spropositato!!!
Eravamo preoccupati ma fiduciosi; questo era il suo secondo parto, il
primo era stato perfettamente nella norma e anche in quel caso i
bimbi non erano pochi ma con l’innata tranquillità che guida le
future mamme nel momento del parto aveva messo al mondo sette
bellissimi piccoli.
Con estrema fatica e
senza la minima collaborazione di Emma riuscimmo a far nascere il
primo piccolo… ciccione, sano, maschietto! Da lì in poi il nulla…
decidemmo allora di allertare il nostro vet e nel giro di un paio
d’ore, sabato ora di pranzo, eravamo nel suo ambulatorio per far
nascere questi piccoli in difficoltà…
Il vet e la sua
assistente si presero cura di Emma e Giangi rimase con lei finché
l’effetto dell’anestesia non le fece chiudere gli occhi (in
questo modo si addormenterà tranquilla con il pensiero che noi siamo
lì, vicino a lei e vicino a lei ci troverà quando si sveglierà…)
Da quel momento in poi seguirono un paio d’ore frenetiche in cui il
medico era alle prese con Emma e noi con i cuccioli che velocemente
uno dopo l’altro ci venivano affidati affinché li potessimo
asciugare e riscaldare. Siamo abituati al caos del parto e ai tempi
stretti in cui agire per riuscire a far stare bene tutti i piccoli,
solitamente però durante un parto naturale, tra un cucciolo e
l’altro abbiamo tutto il tempo di accudirli per bene ed essere
pronti per accogliere il successivo nascituro.
Con i parti cesarei è
sempre tutto più veloce e il tempo a disposizione è davvero poco e
prezioso… il vet deve pensare all’intervento che sta eseguendo e
noi concordiamo sempre di poter assistere al parto e prenderci cura
dei piccoli in modo da lasciarlo libero di dedicarsi completamente
alla mamma e non dover agire in fretta con il pensiero dei cuccioli.
Con poca sorpresa da
parte nostra, perché avevamo capito che ne aveva un bel po’,
nacquero nove cuccioli che sommati a quello nato a casa erano in
totale dieci!!! Dieci piccoli ciccioni che mai e poi mai, Emma,
sarebbe riuscita a far nascere da sola… La gioia che ci pervade
sempre al momento della nascita, questa volta, lasciò spazio molto
presto alla preoccupazione perché nel tentativo di rianimarli,
quando nascono con parto cesareo assorbono inevitabilmente una
piccola parte dell’anestesia destinata alla madre, tre di loro non
ce l’hanno fatta.
Tornammo a casa
stanchi, con il nostro fagottino di cuccioli ed Emma, stremata e
ancora intontita dall’anestesia. In quel momento la nostra
preoccupazione era presentare i piccoli alla mamma appena possibile.
In questi momenti,
messa alle spalle la fatica del parto e tutto quello che si porta
dietro cesareo o naturale che sia si è impazienti di vedere i
piccoli beatamente appagati accanto alla loro mamma che succhiano le
prime gocce di latte (colostro nelle prime ore).
Ma questa volta, e
posso affermare con certezza è stata la prima in molti anni, non è
andata così… la neomamma ha proseguito con l’apatia che l’ha
contraddistinta fin da quando è arrivata, era completamente
disinteressata ai cuccioli e di colostro e latte… nemmeno l’ombra.
In quel momento iniziammo a essere davvero disperati… i cuccioli
erano sette e affamati! Senza perderci d’animo intervenimmo con
poppate di latte artificiale ogni due ore nella certezza che nel giro
di poche ore tutto si sarebbe aggiustato… poi la “certezza delle
poche ore” si tramutò nella “speranza di qualche giorno”
considerando che il cesareo subìto e gli antibiotici somministrati a
volte sono un deterrente per la produzione del latte. In tutto questo
Emma non aiutò perché dei piccoli sembrava non importarle davvero
nulla. E poiché al peggio non c’è mai fine dopo qualche giorno ci
rendemmo conto tristemente che il latte non sarebbe mai arrivato e
che avremmo dovuto proseguire con l’allattamento artificiale fino
allo svezzamento! Questo pensiero mi fece sentire lievemente
disperata perché per quanto ami i mei cani e i loro piccoli questo
impegno sarebbe stato davvero pesante ed estenuante. Inoltre non aver
preso il colostro della mamma li avrebbe esposti con estrema facilità
e in maniera letale anche al più stupido dei batteri. E così
avvenne… nei giorni a seguire uno dopo l’altro cinque dei sette
piccoli rimasti ci lasciarono con inevitabile agonia.
Chi non l’ha vissuto forse faticherà a capire il sentimento che si prova in questi casi. Li allatti ogni due ore, inizi a conoscerli velocemente perché doverli “maneggiare” così spesso ti obbliga e consente di guardarli con attenzione e iniziare fin da subito l’osservazione dei minimi particolari sia morfologici che caratteriali. Vivi con soddisfazione ogni poppata perché nutrire questi piccoli ti fa sentire di aver fatto qualcosa di buono e di grande, un altro piccolo passo per loro verso la vita… e poi invece la vita inizia lentamente ma inesorabilmente a spegnersi in ognuno di loro uno dopo l’altro. Sono stati giorni terribili, una corsa contro il tempo e tra i tentativi di somministrare qualsiasi cosa pur di cercare di salvarli c’era sempre un cucciolo piangente già incamminato nel ponte dell’arcobaleno per diventare un piccolo angelo.
Chi non l’ha vissuto forse faticherà a capire il sentimento che si prova in questi casi. Li allatti ogni due ore, inizi a conoscerli velocemente perché doverli “maneggiare” così spesso ti obbliga e consente di guardarli con attenzione e iniziare fin da subito l’osservazione dei minimi particolari sia morfologici che caratteriali. Vivi con soddisfazione ogni poppata perché nutrire questi piccoli ti fa sentire di aver fatto qualcosa di buono e di grande, un altro piccolo passo per loro verso la vita… e poi invece la vita inizia lentamente ma inesorabilmente a spegnersi in ognuno di loro uno dopo l’altro. Sono stati giorni terribili, una corsa contro il tempo e tra i tentativi di somministrare qualsiasi cosa pur di cercare di salvarli c’era sempre un cucciolo piangente già incamminato nel ponte dell’arcobaleno per diventare un piccolo angelo.
Da questo tristissimo
inizio si sono salvati due maschietti dolcissimi… ora hanno 30
giorni e possiamo respirare senza paura, continuiamo ad allattarli e
da qualche giorno hanno anche iniziato lo svezzamento.
Ci conosciamo benissimo
a vicenda e la cosa buffa è che riconoscono me o Giangi per il modo
differente che abbiamo di allattarli. Da pochi giorni hanno aperto
gli occhi, un po’ più tardi rispetto alla norma ma purtroppo non
c’era la mamma che leccandoli asportava la patina protettiva con la
quale nascono e permettere in questo modo agli occhietti di aprirsi.
Emma sta con loro, anche se probabilmente se ne sarebbe andata più
che volentieri, li accudisce lo stretto indispensabile una leccata a
caso un paio di volte al giorno ma a loro sembra bastare per avere il
senso della “mamma”.
Noi ci siamo rilassati,
il peggio è andato e la loro strada può solo essere in salita. Ora
iniziano a scoprire il mondo e sembra abbiano addosso così tanta
curiosità anche per i fratellini che non ci sono più, sono
socievolissimi con chiunque gli si avvicini umani o pelosi che siano,
probabilmente dovuto al fatto che sono stati accuditi da noi fin
dalle loro prime ore di vita e non esclusivamente dalla mamma.
Chissà chi
ricorderanno come loro mamma… Emma, Chicca o Giangi… rido e penso
che giusto per essere in linea con le tendenze moderne con questi
piccoli siamo stati un perfetto esempio di “famiglia allargata”.
Mai come in questo caso
mi sento di poter dire: benvenuti al mondo piccoli! … e buona
vita!!!
Poveri amori belli mi dispiace! Non era meglio fare partotire la mamma a casa o portarla appena partorito? Strano che il latte abbia batteri sarebbe da bollire
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