La
nascita dei nostri piccoli è sempre un grande momento di attesa,
aspettativa e felicità .
In
questo senso anche l’arrivo
degli Opalini, i cuccioli di Opal e Ozzy, è stato come sempre motivo
di gioia infinita e di
euforia contagiosa perché amiamo moltissimo questi due pelosi…
così come tutta l’allegra
brigata di spargipelo,
d’altro canto…
sicché l’occasione
di una nascita, che per noi è comunque sempre “la”
nascita, ci fa diventare come quei nonni che
stanno attaccati al vetro
delle nursery a
litigare
per il dominio delle somiglianze familiari dei piccoli neonati.
Verificare le somiglianze e le peculiarità che più ci piacciono dei
genitori riflessi sui loro piccoli è quasi una gara a chi ne scopre
di più perché mette in gioco abilità nel riconoscerle, abilità
che, puerilmente, ci fanno sentire davvero grandi e orgogliosi
allevatori. Una
cucciolata oltre a essere un meraviglioso momento di pura felicità
fine a se stessa è anche un buon momento di riflessione sul lavoro
di allevamento, un importante tassello che si aggiunge a un puzzle
che mai si completa e che
sempre si modifica, nella
speranza e convinzione che ciò
avvenga per il meglio.
E
il ruolo dei colori, nei Cardigan molto più che nei Pembroke, è
parte importante di questo lavoro poiché
la volontà di rispettare le
regole dettate dallo standard italiano (ENCI) e internazionale (FCI)
ci pone di fronte a una questione da tempo irrisolta, quella dell’importanza o meno di creare delle discriminanti su basi
estetiche quali il colore del pelo, del semplice tartufo (il naso) e
delle rime palpebrali, come
vedremo nel nostro caso. Sui
nostri Cardigan eseguiamo i principali test genetici per la tutela
della loro salute ed eseguiamo anche quelli per la trasmissione dei
colori proprio per cercare di pianificare gli accoppiamenti nel
modo migliore ma come natura
insegna la diversità genetica è un patrimonio inestimabile e se
l’attenzione alle trasmissione delle malattie genetiche per noi è
rilevante, prioritaria e condizionante, quella per la trasmissione
dei colori sinceramente ci lascia un po’ perplessi.
A
rigore di standard nel
Cardigan sarebbero
ammessi tutti i colori di
pelo: il problema sta invece
nel colore del naso,
rime palpebrali e labiali,
che deve essere nero. Cosa che di fatto porta
a escludere tutti i colori a
base fegato, o marrone
che è
chiaramente una semplice
colorazione e nulla ha
a che vedere con
degenerazioni o patologie. Non bastasse questo, l’evidenza è data
dalle numerose razze da lavoro in
cui è presente la colorazione
marrone e molte
delle quali (tipo lo Sheperd Australiano, il Cattle dog, il Kelpie,
tanto per citarne alcune) svolgono addirittura le medesime mansioni
del nostro amato Gallese a gamba corta
necessitando, presumibilmente,
di simili attitudini. Da
tempo ormai i biologi genetisti, quelli stessi che ci aiutano a
identificare tramite analisi del DNA
ciò che reca o meno il genoma dei nostri beniamini, ci ammoniscono
sul fatto che il vero rischio per una specie sta nella poca
variabilità genetica, non nelle mutazioni che sopravvengono.
Non
esiste una sola specie vivente, animale o vegetale, che si sia
estinta per una mutazione sopravvenuta nel proprio genoma e che la
rendesse inadatta alla vita! Ormai sappiamo bene che le specie
viventi possono essere presenti in miliardi di esemplari sulla terra
e rischiare di estinguersi se questi esemplari presentano tutti lo
stesso genoma. E’ il caso della banana Cavendish, distribuita
in miliardi di piante ma tutte provenienti dal medesimo clone,
sterile, quando è stata aggredita da un banalissimo fungo che però
ha avuto un effetto devastante su quell’unico genoma che
evidentemente non recava in sé la capacità di contrastarlo. Cosa
che invece sarebbe sicuramente accaduta a più riprese se la
popolazione esagerata di banane commerciali del mondo avesse trovato
origine da diversi cloni provenienti da differenti piante. Se vi
piacciono le banane voglio tranquillizzarvi, abbiamo imparato la
lezione e salvato la permanenza di questo frutto esotico sulle nostre
tavole.
Creando ovviamente una base che possedesse una ampia varietà
genetica. Usando cioè più cloni di ceppi differenti. Ora,
a fronte di tutto questo e soprattutto poiché parliamo di una razza
come il Cardigan, presente invece in alcune migliaia di esemplari
soltanto nel mondo, una qualsiasi azione che escluda una parte di
genoma (rappresentata da quei soggetti portatori di alcune
caratteristiche) arbitrariamente, senza cioè nessuna motivazione
legata alla salute o all’attitudine richiesta, ci
pare davvero una azione sconsiderata. Non vi sono altre parole. Controlliamo
e in qualche modo marginalizziamo già giustamente quel che serve:
oggi lavoriamo esclusivamente su soggetti liberi da Atrofia Retinica
Progressiva (PRA free)
e offriamo la garanzia di soggetti che non siano a rischio per la
Mielopatia Degenerativa (DM),
le due patologie che si possono manifestare nella razza e che sono
controllabili tramite esame del dna.
Controlliamo il carattere e la
morfologia, anche
qui ovviamente “selezionando”… il che comunque in qualche modo
significa escludere. Pensiamo possa bastare così,
ed è questo il nostro
obiettivo. Sicché,
scegliendo di accoppiare Ozzy e Opal, sapevamo che
entrambi erano
portatori dell’allele
b,
che determina la diluzione del nero in marrone sia nei tricolori, nei
quali appunto il prevalente colore nero diventa marrone, sia nei blue
merle dove le parti di nero diventando marrone danno al colore
l’aspetto e la conseguente denominazione di “red merle”.
Sapevamo quindi che avremmo
prodotto molto probabilmente dei soggetti fuori standard per quanto
riguarda il colore. A conti
fatti si sarebbe dovuto trattare di un soggetto o due al massimo,
stando a quanto evidenziato
da Mendel. Ma,
come sempre accade in questi
casi, piuttosto che non
osservare le leggi
trascritte dal Grande Padre
della genetica, i nostri puffolotti dimostrano
chiaramente la veridicità della legge di Murphy (avete presente…
quella che fa arrivare l’autobus soltanto quando voi vi siete
allonanati troppo dalla fermata) e sembrano frutto della fantasia di
Arlecchino . Già, i
nostri bellissimi otto Opalini sono nati di tutti i colori!
Due
bei maschietti brown e due red merle…. Ovviamente con gli occhi
azzurri… non ci facciamo mancare nulla! Noi li guardiamo crescere
e, mentre il buon
Murphy si frega le mani, riconosciamo quanto morfologicamente un paio
di questi siano assolutamente grandiosi. Pensiamo con rammarico che
se fossero nati qualche anno fa oppure se appartenessero a un’altra
razza sarebbero forse i
soggetti di punta della cucciolata e avrebbero forse visto
riconosciuto a tutti i livelli il giusto merito. Non
sarà così ma poco conta, perché fortunatamente qui in Italia
l’ENCI non pone restrizioni nell’allevamento ma solo nelle
esposizioni, quindi si tratta semplicemente di trovare un altro tipo
di divertimento, se è questo il problema. Purtroppo però non è
così ovunque nel mondo ed esistono altre realtà, come ad esempio in
Francia, Svizzera, Slovenia, dove non si può far riprodurre un
soggetto se questo non ha superato una sorta di esame che ne
verifichi la morfologia, cioè l’attinenza allo standard ufficiale.
E questo porta per forza all’esclusione di soggetti sanissimi,
bellissimi, bravissimi magari perché hanno un occhio celeste e sono
neri o hanno il naso marrone.
Ancor
più stupidamente poiché trattandosi di di portatori di geni
recessivi possono, con i giusti accoppiamenti, generare
soltanto figli dai colori “graditi”, restituendo intatto il
panorama genetico alle generazioni future. Invece,
certuni chiedono di gettare
via un
intero
corredo di ricchezze per una macchiolina bianca in un posto dove è
stato
deciso che non sta bene, con degli effetti devastanti su quello che è
la salute futura di una razza. E questo nel nome di una cinofilia che
invece con atteggiamenti ignoranti e ottusi si
va
uccidendo.