Ricordo
con chiarezza i periodi delle nostre prime cucciolate, quando avevamo
già ben chiara l’idea di voler diventare allevatori di Corgi,
questa meravigliosa razza che tanto ci aveva colpito e coinvolto. Non
è stato così semplice iniziare perché le persone a cui chiedere
consigli erano ben lontane da noi e non essendoci internet con cui
usare agevolmente smartphone o pc, ogni piccola informazione di cui
avevamo bisogno doveva assolutamente passare attraverso le lunghe
attese delle lettere postali, le cui risposte, come si può ben si
può capire, arrivavano puntualmente a problema risolto, nel bene o
nel male. L’uso del telefono era impensabile, poiché presupponeva
una conoscenza della lingua che nessuno di noi due possedeva.
Il
nostro mentore, la persona che ci ha guidati e formati subendo con
pazienza le migliaia di domande che dei giovani ragazzi voraci di
informazioni le sottoponevamo è stata davvero per noi una grande
guida. Inglese, allevatrice e giudice ci ha sempre consigliato senza
imporre le sue idee ma motivandole sempre, come sempre andrebbe fatto
per non risultare prevaricanti o per non sortire come con i figli un
effetto contrario a quanto viene trasmesso loro come verità
assoluta. I nostri primi Corgi sono arrivati dall’allevamento
inglese “Shallianne” di Sheila Burgess e come dei bravi allievi
cercavamo di seguire tutte le indicazioni che ci dava. Cosa non
sempre facile, perché si trattava non solo di tradurre una lingua,
ma tutto un mondo cinofilo che non trovava termini di riferimento
dalle nostre parti. Giangi divorava ogni tipo di pubblicazione
disponibile ovviamente in lingua inglese, poiché in italiano sui Corgi nulla è mai stato scritto, cercando di dare una risposta ai mille quesiti che febbrilmente si formavano nella sua mente dal momento in cui aveva deciso che quei buffi ma straordinari pelosi avrebbero fatto parte della sua vita per sempre. Non posso dire che sia sempre stato facile ma con buona volontà, tanto rispetto per il nostri Corgini e consigli utili di cui far tesoro abbiamo imparato a essere ciò che siamo.
Ecco,
questa è la premessa per iniziare a parlare di un argomento che mi
sembra importante in questo momento, un momento in cui in Italia i
Corgi sono molti e soprattutto destinati ad aumentare numericamente,
senza sapere però se sociologicamente e caninamente parlando, a
livello cinofilo, questo fenomeno possa essere definito un fattore
positivo o meno.
L’evento
chiave si realizza nel momento in cui nella mente del felicissimo
proprietario di una Corgina si fa strada il desiderio di riprodurre
tanta gioia. Sentimento più che lodevole, però siamo certi che
questo sia davvero tutto ciò che serve, insieme alle amorevoli cure
per i futuri cuccioli, per “ricreare” esattamente quella piccola
gioia a 4 zampe che riempie di vita le vostre giornate? Allevare una
cucciolata, scegliere (o non scegliere) i riproduttori, significa
sostituirsi a Madre Natura. Madre Natura non sceglie a caso,
seleziona il migliore secondo regole precise, alcune delle quali a
noi note, altre ancora oggetto di studio, scientifico e filosofico.
Comprenderlo appieno ci è forse impossibile, però oggi abbiamo
appunto dati precisi che consentono di orientarci sempre con maggiore
coscienza verso un allevamento il più possibile consapevole. Si
tratta quindi di coscienza etica e di conoscenza, che ne nasce come
evidente esigenza. D’altro canto è assai noto nel mondo della
cinofilia come nel corso degli anni le
mode legate alle varie razze e
il seguente fiorire di cucciolate “casalinghe” e meno curate sul
piano della selezione dei riproduttori ne abbiano sempre puntualmente
determinato il decadimento sia sul piano morfologico che su quello
della salute.
Che
fare dunque, se abbiamo voglia di far riprodurre i nostri soggetti e
siamo alla nostra prima esperienza e non vogliamo contribuire al
decadimento della razza? Come districarsi dunque in questo mondo, tra
le mille difficoltà che si incontrano quando si decide di fare una
cucciolata con la principessa di casa oppure si è all’inizio di
quella che potrebbe essere una futura attività di allevamento? Non
possiamo pretendere una conoscenza approfondita a priori: per quella
servono anni, passione, costanza perché soprattutto non si finisce
mai di imparare. Occorre una guida, un mentore, qualcuno che abbia la
conoscenza e il desiderio di condividerla. Questa figura chiaramente
dovrebbe essere quella del vostro allevatore, perché ritengo che
questo sia uno degli aspetti fondamentali che comporta l’etica di
allevare, occuparsi e seguire, aiutare a tracciare la strada di chi
ha desiderio di dare il proprio contributo.
Ci
sono sicuramente moltissime cose da sapere sia sul piano della
pratica che su quello della burocrazia. Non è tutto semplice come
sembra e spesso il neofita tende a sottovalutare la realtà di molte
problematiche, poiché ne ignora l’esistenza. Tutto inizia dalla
scelta del riproduttore, del “marito”, scelta che va effettuata
su basi morfologiche, ma anche sulla base di quelle che sono le
eventuali certezze sullo stato del suo DNA (come vedremo dopo). Vi
sono difficoltà che insorgono durante la gestazione o il parto, vi è
infine l’aspetto legislativo e documentale, satollo della
burocrazia che in Italia non manca mai, che ti vuole diviso tra
denunce di nascita presso enci e asl secondo tempistiche scandite e
ovviamente, sempre diverse per i medesimi motivi. Serve iscrivere i
nuovi nati presso l’Asl, ma occorre ripetere il tutto presso l’enci
per ottenere il pedigree. Diversamente dal concetto più diffuso di
pedigree, non si ratta di una carta che nobilita il cane, non è
qualcosa che dice che è bello, che è “puro”.
E’ semplicemente
la sua carta d’identità. Costa solo 25 euro ma è un pezzo di
carta importantissimo perché racconta il vostro peloso, vi dice chi
sono i suoi genitori e i progenitori, ne riporta i titoli e i
riconoscimenti ottenuti, in alcuni casi anche indicazioni relative a
controlli sanitari. Solo che occorre saperlo “leggere”, non solo
per quanto riguarda la decodifica delle sigle (!!!!), ma soprattutto
perché serve qualcuno che sappia dare un volto a quei nomi, che ne
ricordi la morfologia, che conosca ciò che hanno passato negli anni
alla loro prole, nel bene e nel male, che sappia integrare con la
conoscenza e il ricordo le informazioni del pedigree.
La
conoscenza è sempre una grande alleata nelle imprese che si
intendono intraprendere! E la conoscenza approfondita del pedigree è
il punto di partenza per capire la direzione in cui andare se si
intende iniziare ad allevare con cognizione di causa. Purtroppo le
azioni fatte inconsapevolmente non portano sempre buoni risultati e
nel voler produrre una cucciolata non ci si può affidare alla sorte
sperando vada bene. Non ci si può fidare soltanto di quel che
si
vede, perché un patrimonio genetico è costituito da caratteristiche
dominanti (e quelle si vedono) e una infinità di recessive, che
rimangono nascoste nel dna per generazioni sino a che non ne
incontrano un’altra di uguale: allora scatta il problema. Sta in
“quel che non si vede” la difficoltà dell’allevamento, la
necessità dello studio della trasmissione dei caratteri ereditari,
delle quattro leggi di Mendel. Ed è proprio la mancata conoscenza
della trasmissione delle patologie recessive che, immancabilmente,
finisce per determinare l’insorgenza di quelle patologie che poi
vengono identificate come “di una determinata razza”. Patologie
recessive che condividono con tutte gli altri canini (meticci
inclusi), ma che ripetuti incroci scellerati hanno diffuso in maniera
esagerata senza che nessuno se ne accorgesse.
Un
tempo, mancando molti supporti scientifici il sapere degli allevatori
era l’unica fonte a cui attingere per cercare di conoscere il
proprio soggetto il più a fondo possibile. Oggi invece per fortuna
sono disponibili i test genetici per le varie malattie geneticamente
trasmissibili e con una modica spesa, un po’ di pazienza e in
maniera del tutto indolore per i nostri quattro zampe si riescono a
definire i loro profili genetici almeno in parte e relativamente ad
alcune patologie. Avere in mano il risultato di un test genetico però
non è tutto, perché bisogna saperne fare un buon uso, bisogna cioè
anche qui essere in grado di interpretarlo, metterlo in relazione e
compararlo con il patrimonio genetico del peloso che sceglieremo come
marito o moglie per il nostro Corgi.
E
ancora una volta torna utile la figura dell’allevatore, colui che
vi ha affidato il vostro beniamino. Lui dovrebbe essere depositario
di quelle conoscenze che ci servono. Da quelle riportate nel pedigree
più o meno chiaramente a quelle genetiche. E’ la persona che
sicuramente meglio di tutti conosce la genealogia e le linee di
sangue del vostro peloso e vi potrà consigliare al meglio sul
riproduttore da scegliere. Sarà anche colui che potrà seguirvi
durante la gravidanza della vostra Corgina dissipando strada facendo
dubbi e paure su possibili intoppi di percorso e vi aiuterà ad
arrivare al fatidico momento preparati al meglio e già con un sacco
di consigli per ogni evenienza.
E
poi ancora durante la crescita e lo svezzamento dei piccoli, insomma
tutti quegli step che sono importanti affinché un cucciolo cresca
sano ed equilibrato, pronto per affrontare la bellissima vita futura
che lo attende. Sollevandovi quindi il più possibile dagli oneri che
sorgono per mancata pratica e lasciandovi liberi di godere appieno
della gioia incredibile che reca in casa la nascita di una
cucciolata. Gioia immensa, perché la soddisfazione di aver dato il
proprio fondamentale contributo alla nascita di piccoli pelosi è
davvero impagabile, così come sedersi in mezzo a loro mentre
muovono i primi passi, seguirne la crescita. Ma tutto questo non
dev’essere l’unico motore che spinge ad affrontare un’impresa
di questo tipo perché non è che un elemento, uno dei tanti aspetti
che compone quella infinita meraviglia che è una nascita.