È
importante che l'arrivo in famiglia di un piccolo, tenero e amorevole batuffolo
peloso e piagnucoloso non ci faccia perdere di vista l’importanza di soddisfare
i suoi bisogni e le sue esigenze in maniera idonea. La maggior parte delle
volte nell’affannosa e deleteria ricerca di appagare ogni sua presunta
necessità agiamo come se i bisogni fossero i nostri.
Nulla
è più tenero e commovente che riversare affetto, dedizione e aspettative su
quel piccolo cucciolo peloso con le sue zampine troppo corte che infondono
infinita tenerezza.
Ed
è proprio da qui che iniziano le incomprensioni con il nostro tanto atteso e
già tanto amato piccolo amico! Dal tentativo di comunicare con lui attraverso
il linguaggio umano, volerlo educare attraverso una comunicazione che non è in
grado di comprendere perché non appartiene a lui ma a noi, con l'unico
presuntuoso e deludente risultato che pensiamo non ci capisca quando invece
siamo noi che non capiamo lui, essere sociale per eccellenza, nel caparbio
tentativo di insegnargli concetti con un linguaggio a lui sconosciuto.
E
come faremo a rispettare le sue necessità e a farlo crescere in maniera
equilibrata sia mentalmente che fisicamente se non ci sforziamo almeno un
po' a comprendere che si tratta di una
specie diversa dalla nostra e per la quale devono essere utilizzate forme di
comunicazione differenti? Quando un cucciolo arriva nel suo nuovo gruppo
(famiglia) la cosa più importante per lui (non dimentichiamo che in natura
questo è vitale) è riuscire a inserirsi in questo branco e individuare un punto
di riferimento (capobranco) che gli infonda sicurezza esattamente nello stesso
modo in cui la sua mamma lo ha accudito ed emotivamente contenuto nel periodo neonatale.
Più la mamma sarà stata presente nei primi
sessanta giorni della sua vita fornendo sostegno sicuro al cucciolo, più lui
riuscirà a essere un adulto autonomo e capace di controllarsi. La madre non è
solo colei che lo nutre e protegge ma anche un porto sicuro in cui tornare e
allo stesso tempo un filtro efficace nei confronti del mondo che in questo modo
insegna la socializzazione, la conoscenza, l’autocontrollo e tutto questo per
diventare un adulto autonomo e senza paure.
Allo
stesso modo, dopo i sessanta giorni di vita, quando non può più contare sulla
sua mamma ed è all’inizio dello sviluppo comportamentale, necessita di una
guida alla quale rivolgersi quando è in difficoltà e con la quale collaborare
nel momento in cui serve. Avere un punto di riferimento per un cucciolo è
importante per la sua crescita emozionale e per affinare le proprie capacità
cognitive in modo da diventare un Corgi-adulto equilibrato. Se questo non
avviene, se ci comportiamo in modo errato inviando al nostro compagno peloso messaggi
contrastanti i risultati potranno essere diversi fino ad arrivare a stimolare,
in alcuni di loro, l'aspetto competitivo più che quello collaborativo.
Il
filo che divide il concetto di dominanza con quello di collaborazione sembra
sottile ma in realtà è molto molto consistente e un bravo capobranco quale
dobbiamo essere con i nostri peolsi è autorevole ma mai autoritario.
In
generale i cani hanno una parte cognitiva e una emozionale e le loro risposte
comportamentali sono legate alle diverse esperienze; hanno un'intelligenza che
gli permette di acquisire conoscenze e di utilizzarle poi per risolvere i
problemi e adattarsi all'ambiente in cui vivono.
Ecco
perché è fondamentale che il cucciolo sia partecipe di tutte le attività della
famiglia perché in questo modo sarà in grado di costruire il suo personale
bagaglio di conoscenze che gli permetterà di essere membro equilibrato e
collaborativo all'interno del suo nuovo branco-famiglia.
Dobbiamo
sapere e mai dimenticare che i nostri Corgini (e tutti i cani in generale)
hanno lo stesso progenitore del lupo, animale con il quale dividono molto più
che una parte sostanziale del DNA, ma del quale ricalcano azioni e schemi
mentali tipici di varie fasi della crescita. Per meglio dire, ogni razza
selezionata dall'uomo raggiunge un’età mentale precisa e diversa da razza a
razza ed è sovrapponibile a un preciso periodo della vita del lupo.
La
maggior parte dei nostri amici quattro zampe raggiunge, in età adulta, un’età
mentale che è paragonabile a quella di
un bimbo di 2 – 3 anni, ma alcuni vanno ben oltre e i Corgi sono tra le poche
razze che raggiungono un’età mentale corrispondente a quella di un adolescente
di 16 - 17 anni.
Sapere questo è importante quando si decide di
aggiungere un membro peloso a quattro zampe in famiglia perché, nonostante la
maggior parte delle persone decida in base al senso estetico, la vera scelta
dovrebbe essere fatta sulle peculiarità caratteriali della razza e questo
proprio per non avere sorprese future e poter sviluppare con il nostro nuovo
compagno una duratura empatia. È un cane intraprendente e pertanto non bisognoso solo delle nostre attenzioni ma
di far parte in modo attivo della famiglia con compiti e incombenze come ogni
membro del "branco" e sottovalutare le attitudini per le quali la
razza è stata selezionata o peggio ancora relegarlo in zone o luoghi in cui non
possa esternare e sviluppare le sue peculiarità significherà renderlo un Corgi
infelice.
È oltremodo
importante, quindi, comprendere fin da subito il linguaggio corretto per
comunicare con un Corgi anche quando ci troveremo di fronte un cucciolo di
pochi mesi di vita che attende impaziente e speranzoso di far parte della sua
nuova famiglia nella quale poter contribuire attivamente con il ruolo a lui più
idoneo fino a diventare il compagno fedele, del quale tutti sappiamo poterci
fidare ciecamente e che fin da quel lontano giorno, quando era ancor un
batuffoletto peloso, mentre noi
faticavamo a comprenderlo, lui
aveva già deciso che ci avrebbe amati
per sempre.